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Calciomercato e depressione

Anche se ad oggi non esistono studi clinici a dimostrarlo, la Fiorentina è la squadra ideale da tifare se si è inclini alla depressione. Grande carisma, quello di una città bellissima e dalla grande storia, un passato con qualche momento di gloria e molte delusioni e dispiaceri, un presente di luci e ombre e poche aspettative per il futuro.

Il tifoso viola, specie se fiorentino di nascita, è incline all’insoddisfazione e al mugugno. Facilmente si lascia prendere da scatti d’ira e non di rado bestemmia Dio e i Santi, ma al tempo stesso è capace di esprimere una passione travolgente per la propria maglia.

In questo agosto fiorentino la città è semivuota, ma i tifosi, da qualche angolo d’Italia o d’Europa e anche oltreoceano seguono con un misto di apprensione e disincanto il calciomercato che si avvia alla conclusione. All’orizzonte, la prima di campionato con l’odiata Juve, che nel frattempo pare essersi attrezzata per esser certa di restare l’unica a poter vincere il campionato.

Il ritorno dell’uomo mercato del passato, Pantaleo Corvino, è stato accolto (anche quello) con stati d’animo contrastanti e spesso decisamente schizofrenici: lui è quello di Mutu e Toni, ma anche del Tanque Silva e Di Tacchio. E poi, al suo arrivo la società ha lasciato poco spazio alla fantasia: soldi non ce ne sono, “si tengono i migliori”, si prova a vendere qualcuno dei meno boni per raggranellare qualcosa da investire per rinforzare centrocampo e difesa. Il Corvo nelle prime dichiarazioni biascica nel suo italiano salentinizzato che non sarà facile, anzi che lo attende una missione difficilissima, un lavoro da fare in trincea con l’elmetto ben calcato sulla cucuzza.

Andrea Della Valle un mesetto dopo va al ritiro di Moena e dichiara che l’obiettivo è confermare il quarto posto (anche se la stagione scorsa sembrava più il quinto), “tenere tutti i migliori” e fare qualche innesto per raggiungere lo standard voluto dall’allenatore Sousa. Che, da parte sua, già dalla seconda metà dello scorso campionato sembra più un filosofo esistenzialista di un allenatore: “Perdere non piace a nessuno, ma dobbiamo essere realisti” la sua ultima massima.

Intanto, le voci di mercato parlano di pressing sulla Roma per Borja Valero, di Badelj che chiede di essere venduto al Milan, di Rossi tentato di tornare a New York, di Gomez che tutto vuol fare nella vita tranne tornare ad essere un giocatore della Fiorentina, di Kalinic che resta “ma se arriva una proposta sui 30 milioni sarà difficile dire di no”. Per restare ai migliori.

Intanto le cessioni che dovrebbero portare liquido per gli innesti non decollano, e rischiamo di ritrovarci in panchina anche quest’anno l’inutile Babacar e il povero Tomovic in campo ad arrancare sulla nostra destra.

Degli innesti previsti, ad oggi (sembra, salvo novità dell’ultima ora) c’è solo un tale Sanchez che arriva dall’Aston Villa retrocesso in B. Dicono non sia un fenomeno ma che a centrocampo funzioni benino come barriera frangiflutti.

Il difensore forte, invece, non c’è. Sembra la ricerca del Santo Graal l’acquisto di questo benedetto difensore, da quando se ne andò l’unico in grado di stare accanto a Gonzalo senza ballare la rumba, Savic. Che poi è pure più forte di Gonzalo.

In porta, Tatarusanu, il portierone rumeno che sembra la marca di un dentifricio, reduce da un Europeo da dimenticare (subito dopo un girone di ritorno in campionato da dimenticare anche più in fretta), e il giovane Lezzerini.

Così, a cazzotto, queste le notizie principali. Ansia. Incertezza. Rischio forte di cadere in depressione.

Però alla seconda di campionato, la prima in casa, contro il Chievo (sulla carta avversario abbordabile anche per l’accozzaglia guidata controvoglia dal malinconico Sousa) si festeggia il 90° compleanno della Fiorentina. E vedrete, anche se se ne sarà prese 4 o 5 dalla Juve a Torino, anche se il difensore forte sarà rimasto un miraggio, anche se qualcuno dei migliori se ne sarà andato “ma poi a gennaio coi soldi incassati ci si rifà”, il popolo innamorato della maglia viola sarà lì compatto a fare festa. Anche se non ci sarà la bandiera di sempre, l’unico 10, Giancarlo Antognoni che con i Della Valle proprio non lega, un ce la fa. Anche se ragionevolmente ci aspetta un anno da metà destra della classifica (con possibili brividi-retrocessione).

Perché noi siamo così. Qualcuno ci potrebbe definire “border line”, altri “soggetti a rischio”, ma alla fine sempre e solo Forza Viola Alè.


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