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Lost in the supermarket

Oggi a Firenze si festeggia il 72° anniversario della liberazione dall’occupazione nazista e dai biechi e tristi strascichi del fascismo, ma io ho un problema: devo fare la spesa.

Quindi scusatemi se non partecipo al ricordo di quei fatti tragici, terribili e bellissimi. Devo fare la spesa e mi sento nervoso. Perché non è una di quelle spese che fai in automatico in un quarto d’ora scarso, arraffando giusto quello che ti serve per la cena e per il pranzo del giorno dopo, magari rallegrandoti con una buona bottiglia di vino. No, devo fare prima un’accurata lista di ciò che manca, perché questa è una di quelle spese in cui devi includere “le cose di base”: olio, sale, pasta, tonno in scatola, passata di pomodoro, uova, burro, farina. Per non dire dei detersivi e della roba da bagno. Potrebbe essere addirittura finita la carta igienica, per dire.

Eppure ricordo di quando mia mamma mi portava con sé a fare la spesa all’Esselunga di via Pisana, nei primi anni ’80. La gioia di aggirarmi tra i corridoi zeppi di merce, la soddisfazione di vedere il bagagliaio della Panda 45 zeppo di shoppers (di plastica, quelli che andavano a inquinare gioiosamente e inconsapevolmente fiumi e mari), l’acquolina in bocca al pensiero di gustare quei due o tre troiai che immancabilmente la mamma mi concedeva (avevo una predilezione per insalata russa e altre nefandezze da banco della gastronomia), l’entusiasmo che non mi faceva sentire la fatica di scaricare le buste a casa, all’arrivo.

Forse dovrei decidermi ad iscrivermi sul sito Esselunga per il delivery. Di quando in quando con mia moglie ne fantastichiamo. Noi in ciabatte e mutande in casa a guardarci una serie su Netflix spaparanzati sul divano quando ci suona il campanello il camion con le nostre cassette e la spesa, già fatta e ordinata per generi… ma poi, “se andiamo alla Coop si risparmia”. “C’è la raccolta dei punti per quei bicchieri che ci servono”. “Al Penny si compra bene e si risparmia ancora di più”. Eccetera.

Così, un paio di volte al mese, arriva il momento della spesa, quella seria. Dai 100 euri in su, da carrello strapieno, che se alla cassa “fai da te” ti tocca la rilettura cominci a moccolare e ad inveire contro la Coop e tutti i suoi soci. Solo che ci sei anche tu tra di loro. “La Coop sei tu”, ricordi?

E anche se questo sabato sono di turno al lavoro, non voglio certo avere il pensiero della spesa per il ponte di Ferragosto. Il che implica un surplus di programmazione per decidere cosa mangiare fino a lunedì prossimo compreso. Ma aspetta: il lunedì di ferragosto non abbiamo fissato da noi il barbecue con gli amici? Aspetta aspetta… quindi compriamo già la carne e la congeliamo o facciamo un salto al Pam domenica? Ricordiamo il carbone che è finito.

Non si potrebbe fare che c’è qualcuno che si occupa di queste cose per noi? Una super colf, che ci pulisce casa e fa la spesa, ci cucina magari i pranzi da portarci al lavoro e ce li impacchetta e poi va via. “A man needs a maid”. No, eh? Tocca a noi anche stavolta ho capito.

Va bene. Quindi torno a casa dall’ufficio, fatti trovare pronta. Tira fuori i sacchi blu dell’ikea e prepara l’euro per il carrello. Si fa alla svelta. Forse oggi ancora ce la facciamo ad evitare la folla preferragostana che dici? Forse alle 7 di sera del giovedì potrebbe essere una spesa intelligente.

Sì sì dai. Fai tu la lista, perfavore? Poi quando torno prima di partire ci ridò un occhio io. Se mi viene in mente qualcosa nel frattempo ti mando un whatsapp. Sì dai.

Ok, a dopo.


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